Il giorno di Natale se ne è andato un altro pezzo della Conca: Gianfranco De Meda, ma per tutta la Conca è sempre stato “Franco Meda”.
Tutti conoscevano Franco, amabile, sempre scherzoso, amico di tutti. Nato nel 1944, ha passato la gioventù in Patronato: era attivo in molte attività che si svolgevano.
Da giovanissimo ha perso un occhio a causa di un pallino da caccia: non ne ha mai fatto un problema, anzi, scherzava sempre con la sua protesi di vetro.
Quando, nel 1968, dopo la costruzione del Palazzetto dello Sport Robur, in Conca si sono sviluppati vari sport, Franco ha collaborato attivamente con la dirigenza della pallacanestro.
E chi non lo ricorda alla guida del suo trattore con al traino il carro mascherato del Patronato della Conca in sfilata per le vie del centro città. Memorabile il carro allestito con i suoi amici nel 1968: qualche mese prima, in Sudafrica, il cardiochirurgo Christiaan Barnard aveva effettuato il primo trapianto di cuore della storia. I giovani, in camice bianco, imbrattati di colore rosso, stavano effettuando l’operazione su un paziente.
E nel 1969, Franco, vestito da pastore, comparsa del presepio vivente allestito in Palazzetto dello Sport: con non poca difficoltà aveva portato un suo vitellino sulle tribune dove era stata allestita la “capanna” (c’era anche un asinello).
E negli anni ’70 quando faceva “nebbia in Val Padana”. Con la sua “FIAT 1100” bianca (è stato un dei primi giovani a possedere un’auto), all’interno del cortile del Patronato, a quei tempi in terra battuta, faceva innumerevoli giri a tutto gas, sollevando un grande nuvola di polvere. Il “mitico” Sergio, barista tuttofare, doveva immediatamente chiudere le finestre del bar che davano sul cortile.
Ciao Franco.