Una buona donna era rimasta vedova da poco tempo, con quattro bambini. La povertà era grande, la sua unica risorsa era il pane di S. Antonio, che le inviava Mons. Arciprete e la minestra deiFrati. Ma ciò non bastava per vivere, e così pensò di acquistare una damigiana di vino e rivenderla abusivamente. Difatti questo piccolo commercio dava i suoi frutti. Un fratello alla sera, si recava da qualche contadino a riempire la damigiana. Ma una sera aveva bevuto un bicchiere di più per scaldarsi dalla neve che cadeva abbondante. Nel ritorno si fermò sotto una siepe per riposarsi e si addormentò. La povera donna non vedendo il fratello ritornare si mise a piangere. Dopo vario tempo i bollori del vino passarono al buon uomo, che si svegliò intirizzito dal freddo e ricoperto di neve. Si scosse e riprese il cammino barcollando, con la damigiana sulle spalle a quell’ora nessuno lo vide. Al primo tocco della porta la sorella corse ad aprire e comparve il fratello infreddolito, ma salvo lui e anche la damigiana. Il cibo non sarebbe mancato ai quattro bimbi e alla vedova.
CADUTI PER LA PATRIA NEL 1915-18
Era una giornata primaverile del 1915. Io frequentavo la quinta classe elementare, situata nel palazzo municipale, dove ora si trova l’ufficio anagrafe, la maestra era la signora Gonzo Zanella. Noi scolari eravamo un po’ distratti, perché anziché stare attenti alla lezione della maestra, si guardava fuori dalle finestre, dove alcuni uccellini cinguettavano saltando da un cespuglio all’altro del giardino comunale. Verso le ore 10 del mattino, sentimmo bussare alla porta, ed entrò un bel giovanotto alto e bruno. Era mio zio Luigi che chiese alla maestra di salutarmi, perché doveva al più presto partire, richiamato soldato. Mio zio, si avvicinò mi abbracciò e mi baciò, ma non seppe trattenere alcune lacrime che gli cadevano dal volto. Girò la testa per non farsi vedere. Ringraziò la maestra e uscì in fretta. Aveva combattuto in Libia e sapeva cosa era la guerra. A quella scena, io scoppiai in dirotto pianto, finché suonò la campanella di mezzodì! Presentimento? Nel maggio del 1915 scoppiò la guerra con l’Austria e non lo vidi più! Fu il primo soldato della Conca a essere ucciso (sul Monte Nero). In seguito altre 157 famiglie Thienesi furono in lutto. Mio zio era molto buono, sposato, lasciò la mamma e 8 fratelli.
L ’ANTICA VIA ORTI
Percorrendo la strada che da S. Rocco conduce al centro di Thiene, alla sinistra il nostro sguardo si posa in un pregievole dipinto della Vergine Immacolata che sembra voglia dare il benvenuto a chi entra in Città. E ’ stato eseguito circa 50 anni fa dal prof. Mincato di Schio, su commissione del sig. Tomi Giovanni ex proprietario della casa dove si trova. A questo punto s’innesta la Via Orti che prosegue fino a imboccare Via Marconi. Non la troviamo segnalata nelle vecchie carte topografiche ma però la località è molto antica perché la tradizione popolare ricorda che le prime abitazioni furono adibite a lazzaretto ai tempi della peste, del 1630. Il nome Orti deriva dai numerosi piccoli orticelli coltivati nei tempi scorsi. Fino a una decina di anni fa era abitata da una decina di famiglie quasi tutti calzolai, che avevano l’usanza di ritrovarsi a mezzogiorno nel piccolo cortile seduti a cerchio e pranzare raccontando le vicende della giornata. Alcuni anziani ricordano che nel 1900, alla sera sotto un vecchio lampione a petrolio veniva cantata la famosa: Nina xe Qua’ Nadale. Tutti mangiavano a sufficienza in quelle famiglie perché nel vecchio vicino macello, trovavano sempre a buon mercato o a regalo ossa, teste di bovini ecc…Sul finire della prima guerra mondiale, aveva preso alloggio in una di quelle abitazioni, un giovane soldato figlio di un Capostazione di Roma, che faceva servizio alla stazione ferroviaria di Thiene. Si ammalò della famosa febbre spagnola; sua mamma disperata corse nella modesta cameretta, ma il figlio era da poco spirato. La mia nonna raccontava che verso la fine del secolo scorso, sempre agli Orti, una domenica stava con i suoi familiari a raccogliere il granoturco. Passò di là uno sconosciuto il quale disse: « Cosa fate? Non sapete che lavorare di festa è come raccogliere l’acqua con la cesta? ». Il granaio fu riempito di grano, ma la stessa notte un pauroso incendio distrusse il grano e anche la casa. I familiari furono salvi, ma agli Orti, nessuno osò più a lavorare di festa. Per finire raccontiamo che in questa contrada, abitava il famoso trombettiere che annunciava i numeri della tombola al tempo della fiera di S. Giovanni, qualche volta faceva stonare la tromba con grande gioia del popolo.