Inutile dire che sto vivendo giorni molto particolari.

In realtà, la certezza del trasferimento ad Asiago appartiene a inizio estate,  ma, all’avvicinarsi del commiato, ammetto un certo “rutilare” di sentimenti.

Sentimenti fiammeggianti, come l’amore e l’affetto che nutro per questa comunità.

Amore e affetto che ho ricevuto a mia volta.

I miei limiti e le mie debolezze sono stati accolti con benevolenza e hanno generato nei fedeli laici maggiore corresponsabilità nell’animazione della vita parrocchiale.

Dico questo con le parole dell’Apostolo Paolo nella 2^ Lettera ai Corinzi, al capitolo 12: “Non è bello vantarsi, eppure devo farlo… Mi vanterò volentieri delle mie debolezze, perché si manifesti in me la potenza di Cristo… perché quando sono debole è allora che sono veramente forte”.

La consapevolezza dei propri limiti è buona consigliera nell’intessere relazioni accoglienti e misericordiose. Ho sempre pensato alla comunità parrocchiale   come al luogo dell’accoglienza e della misericordia.

Per questo volto della parrocchia ho sempre lavorato e cercato collaborazione.

Non sono mancate difficoltà e sfide, ma alla fine ha sempre prevalso il bene e di questo ringrazio il Signore.

Lascio una comunità cristiana ricca di sano protagonismo, consapevole che il Battesimo impegna tutti e ciascuno all’evangelizzazione e a mettersi in gioco per il bene comune.

Saluto voi e il tempo trascorso in mezzo a voi (6203 giorni)

e vi affido al Signore e alla guida amorevole di don Eros.

                                                                  Don Antonio