Inizialmente fu denominata “Opera Caritativa” e fu voluta nel lontano 1926 da don Piero Bonato per dare un aiuto concreto alle famiglie più bisognose della Conca. In seguito il nome fu sostituito da “San Vincenzo Conca”.
Essa si sosteneva con il ricavato della “Buona Usanza” (elemosine raccolte alla porta della chiesa prima dei funerali), con le offerte ricevute durante la “Settimana della Carità” e con donazioni straordinarie.
Nel corso degli anni ci sono sempre state persone disponibili che hanno saputo tenere in vita questo organismo molto importante per tutta la Comunità, lavorando nell’ombra, senza mai esporsi in modo evidente, spesso integrando di tasca propria quanto occorre per andare incontro alle necessità delle famiglie in difficoltà.
L’Opera Caritativa San Vincenzo dopo un periodo di sospensione a causa delle gravi vicissitudini della Guerra, è risorta il 2 luglio 1947.
Nel 1961 il Gruppo comprende ex Allievi ed esercita la Carità materiale con sue iniziative e contributi personali. È composto da una quindicina di membri. Durante le loro riunioni quindicinali vengono discusse le varie richieste-assegnazione di soldi o generi ai casi più bisognosi.
Negli anni ’70, l’E.C.A. (così per alcuni anni era denominata la San Vincenzo) assisteva regolarmente 34 nuclei familiari e provvedeva a pagare la retta a dodici ospiti del Pensionato Immacolata Concezione di Thiene.
Da qualche anno, con la denominazione “Caritas”, non mancano volontari che, a nome e per conto di tutta la Comunità Parrocchiale e in collaborazione con le realtà caritative delle altre Parrocchie della città, promuovono l’attenzione e l’aiuto concreto alle famiglie bisognose del nostro quartiere e non solo.
Certo oggi qualcosa è cambiato. Sembra che la povertà, dal punto di vista numerico, non sia aumentata, anzi si avverte una leggera flessione. Però è una povertà cronicizzata e quindi aggravata. “Persone — scrive il direttore della Caritas diocesana — che vivono in situazioni sempre più difficili e per questo sempre più deluse e sfiduciate”. Basta poi una pandemia come quella del Covid/19 per rimettere in questione tutti i nostri programmi di attenzione e di intervento. Il dovere della presa in carico dei soggetti più deboli richiede sempre più il coinvolgimento e la messa in rete dei diversi attori sociali presenti nel territorio per verificare e approfondire “l’utilizzo delle risorse e stimolare eventuali proposte di intervento” (CEI, Loreto ’85).
Grande importanza assume nel Vicariato il Centro d’Ascolto Vicariale, che attraverso persone sensibili e adeguatamente formate, si fa carico della prima accoglienza, dell’incontro e dell’accompagnamento delle situazioni di bisogno del territorio, in stretto contatto con le Caritas parrocchiali. Siamo convinti che l’assistenza deve comunque e sempre essere finalizzata a misure di integrazione sociale, con iniziative di sostegno e orientamento per aiutare le persone ad uscire dalla povertà. “Aiutarli — diceva Mons. Nervo — a crescere rendendoli protagonisti del loro riscatto e non terminali delle nostre esuberanze caritative”.
E non si tratta oggi soltanto della spesa solidale, di una mensa a mezzogiorno, della borsa di alimenti ogni 15 giorni, attenzioni necessarie certo, ma ci sono altre realtà critiche come: anziani soli, donne straniere con due o tre figli scappate da mariti violenti, quelli che chiedono asilo, quelli con il permesso scaduto, quelli in cerca di un lavoro, quelli “invisibili” perché non iscritti in nessuna anagrafe, famiglie senza acqua e gas perché in ritardo nel pagamento delle bollette, quelle con lo sfratto in arrivo perché insolventi della rata d’affitto da mesi, quelli che necessitano di medicine o di visite mediche…
E ci si arriva dopo aver accolto, ascoltato, tentato di capire davvero, mostrando di condividere il problema, offrendo una soluzione quando possibile e magari subito, senza negare il coraggio dell’accompagnamento quando il problema è più complesso. Non è per niente facile. Dare una borsa è molto più semplice!
Nella nostra Comunità della Conca si sono attivate da tempo, oltre alla raccolta mensile di generi alimentari, iniziative come “Adotta un fratello” attraverso un’offerta mensile di 10 euro e “la giornata della Carità per tutta la Comunità”, inoltre c’è sempre chi, in occasione di qualche avvenimento famigliare particolare, si rende presente con munifica liberalità. Tutto questo permette di realizzare un dignitoso servizio alle famiglie che sono in difficoltà.
Da non dimenticare poi il servizio del doposcuola per ragazzi/e che possono essere in difficoltà e soprattutto per quelli immigrati il cui livello di istruzione, con tutta evidenza, gioca un ruolo cruciale per la loro integrazione. È un momento importante di aggregazione ed è occasione per poter inserire a pieno titolo i ragazzi nella comunità in cui vivono.
Grazie anche ai docenti che offrono il loro prezioso servizio a beneficio di questi ragazzi/e. Scriveva don Milani:
Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione, avete buttato in cielo un passerotto senza ali.