Pe. Paulo Tadeu Barausse scrive;
Lettera di addio
«Lascia la tua terra, i tuoi parenti, la casa di tuo padre, e va’ nel paese che ti mostrerò» (Gen 12,1).
Dio manda i suoi amici in terre lontane. Fu così, con Abramo che partì per la terra promessa, fu così anche con Mosè che, pur non entrando nella terra, la vide da lontano e, pur senza averla toccata con i piedi, compì la missione, che Dio gli aveva dato. Presentandosi come il Divino Pellegrino in cammino verso Emmaus, il Signore risorto stesso si è avvicinato a coloro che sono in cammino. Così provoca ardore nel cuore e si rivela alimento per coloro che sono in cammino. Affidando la sua missione agli apostoli, Gesù stesso comanda: «Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo». Incoraggiando i giovani al termine della Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, Papa Francesco ci ha anche esortato: “Andate senza paura a servire”.
Sia nella vita dei discepoli che in quella dei sacerdoti c’è un tempo per arrivare e per partire. E qui, ancora una volta, mi viene nel cuore un’altra richiesta della Chiesa: è tempo di ringraziare per il tempo trascorso a Manaus; è tempo di andare in altre terre, dall’altra parte del mare della vita missionaria. Il 4 ottobre ho ricevuto una lettera di p. Smyda, il nostro provinciale. Riporto parte di questa lettera:
“Ed è proprio per questo che vi ringrazio per la vostra disponibilità a lavorare in un’altra realtà dell’Ispettoria, altrettanto importante e con grandi bisogni, come avevamo già discusso quando vi visitavo. Devi aver seguito gli ultimi avvenimenti nella nostra Parrocchia, N. Sra. di Fatima, in Russas, CE, in particolare la morte improvvisa di P. Guido Kuhn, domenica scorsa. Avevamo già pensato di rafforzare la missione in quella città, ma con la morte di don Guido questo rafforzamento è diventato urgente. Ecco perché voglio, con questa lettera, inviarti nella città di Russas, CE, per collaborare nella nostra parrocchia, essendo un grande sostegno al parroco e alla missione della Compagnia. Quanto alla missione in SARES, don Sílvio Marques era già stato assegnato alla direzione a partire dal prossimo anno. Provvisoriamente, come concordato, P. David nominerà P. Sandoval per finire il lavoro di quest’anno. La missione non sarà lesa, ma portata avanti dai compagni che vi rimarranno”.
I lunghi anni che ho vissuto nel territorio amazzonico saranno eterni nella mia memoria. Grazie Signore per la grazia che mi hai dato di rimanere in queste terre e con essa di imparare il cammino del servizio sacerdotale e missionario: un cammino di croce, un cammino di gioia, un cammino che ora mi conduce a Russas/CE.
Confesso che le parole iniziano a scappare, di fronte al sentimento che mi invade. Ho imparato ad amare l’Amazzonia e continuerò ad amare le persone con cui ho vissuto per molti anni. Quando sono arrivato qui, è stato un lungo processo di conversione. Molti hanno aperto le porte delle loro case e dei loro cuori per ricevere benedizione, condivisione, amicizia. Credo più che mai che l’evangelizzazione comporti legami sinceri di amicizia, e che sia essenziale riscoprire Gesù nella nostra vita, così come il posto che la nostra amicizia con Lui occupa nella nostra conversione personale e comunitaria.
È stato un momento di gioia e di apprendimento. Mi mancheranno davvero il tambaqui e l’açaí arrostiti, e tanti frutti, così gustosi. Un ringraziamento speciale a tutti i sacerdoti con i quali ho avuto la grazia di vivere e imparare. San Giovanni Maria Vianey ci confermi nella missione di prendersi cura, pascere e vegliare sul gregge del Signore, e il mio grazie anche a tanti agenti pastorali, padri e madri di famiglia che mi hanno insegnato molto. Ricordo coloro che durante la pandemia hanno fatto la loro Pasqua, lasciando un vuoto molto grande nelle comunità.
Ringrazio Dio per gli anni di convivenza con i compagni gesuiti, con i collaboratori del nostro Nucleo Apostolico a Manaus. Sono venuta per camminare insieme, in sinodalità, sono venuta per aggiungere, per imparare. E come ho imparato! Non parto come sono arrivato, esco edificato dall’apprendimento che sarebbe impossibile misurare in quel momento. Sono cresciuto spiritualmente nell’amore, vedendo il fervore della nostra gente semplice, con la convivenza nelle comunità indigene. Mi sento confortato e felice per i passi che SARES – Amazon Service of Action, Reflection and Socio-Environmental Education sta portando avanti, in questi sei anni, e per il team che stiamo costruendo.
Chiedo scusa a tutti per le volte in cui non ho potuto essere presente come avrei voluto. Ci scusiamo per le discrepanze. Continuo la missione con cuore sereno e felice, nella certezza di aver offerto il mio meglio. Resto consapevole che il meglio di noi, tutto ciò che offriamo, potrebbe non essere stato sufficiente per alcuni. Queste sono per me la certezza di essere discepolo di Gesù in tutto, compreso il cammino dell’incomprensione e la croce.
Chi si è avvicinato, chi mi ha permesso di essere vicino, è stato per me il compimento delle promesse di Gesù che avrebbe ricevuto cento volte di più: genitori, amici, fratelli. Siete e continuerete ad essere testimoni luminosi che Dio non ci abbandona mai! È Lui che si prende cura di noi, è Lui che guida la Chiesa, è Lui che ci conferma sulla via dell’amore! Ringrazio Dio per gli anni di convivenza con i compagni gesuiti, con i collaboratori del nostro Nucleo Apostolico a Manaus.
E il 1 novembre, all’alba, mi imbarco per Fortaleza e poi vado a Russas-CE, per assumere la nuova missione che mi viene affidata. Comunque, con un cuore grato, non c’è altro da dire, se non grazie mille…! L’Amazzonia e tu hai segnato la mia vita!
Manaus, 18 ottobre 2022
Pe. Paulo Tadeu Barausse, SJ
Coordinatore SARES
Parte per altre terre, ma lascia un messaggio per chi resta e per chi arriverà in queste terre amazzoniche. Un’esperienza di 20 anni garantisce la parola. Dai un’occhiata all’articolo personale del gesuita.