Nei primi anni del 1900, era già sviluppato l’artigianato delle calzature, specialmente alla Conca. Passando per le strade si vedeva in quasi tutte le case il banchetto da calzolaio con l’immancabile uccellino appeso al muro, che cinguettava. Malgrado ciò le condizioni delle famiglie divennero assai precarie, dovevano lavorare 14-15 ore al giorno per vivere con questo nuovo mestiere. Alcuni si ammalarono, il lavoro cominciò a diminuire, il popolo pativa. I bambini erano pallidi gracili perché mal nutriti. E ’ vero, alla domenica e al lunedì alcuni bevevano qualche bicchiere di vino in più e allora accadeva qualche rissa, ma la maggioranza era moderata e pensava alla famiglia. Purtroppo questi pochi portavano cattivo nome alla Conca e pareva che tutti bevessero.
La situazione si aggrava
Le famiglie avevano bisogno di cibo e legna per l’inverno, quasi tutti calzavano gli zoccoli di legno per risparmiare. I contadini erano preoccupati perché venivano asportati i ceppi delle siepi (soche) e rubato il granoturco, le patate, ma in modo particolare venivano presi di mira i pollai. I campi di frumento dopo il raccolto venivano accuratamente spigolati dai poveri. Per le strade si vedevano grappoli di bambini scalzi stracciati, seduti per terra a giocare le carte. A quei tempi parlare di Conca, significava alludere a luogo da stare alle larghe, eppure non vi erano stati ne morti ne sequestri ne malavita, come oggi in molte parti d’Italia. Si trattava di alcuni furti, di qualche ubriaco, e di qualche zuffa, tutte conseguenze della mancanza di lavoro e della povertà che facevano perdere la testa. L’Arciprete Mons. Dell’Èva, mandava spesso il Suo aiuto alle famiglie più bisognose, ma nessuno si occupava dei molti poveri e dei ragazzi per le strade.
La violenta protesta dei poveri
In queste condizioni, nel 1911 l’aumento del prezzo del pane, fu la scintilla che accese gli animi. Una colonna di centinaia di donne e uomini, sobillate da qualcuno, partì dalla Conca e si diresse verso il palazzo Municipale. Vi fu una grande sassaiuola contro i balconi, le luci e le porte, ma nessuno osò entrare. La colonna di popolo si diresse verso la Villa del Sindaco situata nell’attuale Via Dante, sfondò il cancello di ferro, invase il cortile e la stalla, danneggiando molte cose. Intervenne la polizia a cavallo di Vicenza e fece alcuni arresti. La situazione tornò presto calma, ma qualche giovanotto e alcune donne dovettero fare parecchi mesi di carcere.