in generale e in Brasile in particolare. Le dichiarazioni su questo fenomeno che l’umanità deve affrontare oggi non sono nuove. Ci sono anche molti studi e manifestazioni, di ogni tipo, che affrontano il tema dei sintomi crescenti ed espliciti dello stato di gravità di questa malattia dell’umanità. Molte cose sono confuse nella diagnosi di questa situazione, che secondo alcuni è quasi terminale.
I sintomi principali sono: l’umanità ha perso il suo senso di umanità, coinvolta nelle superficialità e scossa dai valori fondamentali per essa, come la stessa dignità umana. La sindrome dell’arroganza arrogante e autosufficiente di pochi è spalancata, mascherata in modo vile di fronte a tutti. Vi sono chiari segni di abbandono umano, che in molte situazioni politiche, economiche e sociali non è solo un errore, ma palesemente irresponsabile che si traduce in un accumulo ignobile di concentrazione di ricchezza, esclusione e morte delle persone più sofferenti. In diversi luoghi, le manifestazioni di razzismo, xenofobia e pregiudizi discriminatori di ogni tipo sono diventate spaventose.
L’umanità soffre soprattutto di una palese negligenza nei confronti della vita, in tutti i sensi, specialmente nel modo in cui viene trattata la “madre terra”. È il degrado, al limite della depravazione, che minaccia e porta via gli sforzi giganteschi e le conquiste dell’umanità, dopo molte costruzioni di civiltà.
Il momento in cui viviamo oggi in Brasile, in particolare, ci fa ritornare, più che mai, al triste retaggio che pesa sul passato di una società schiava, elitaria ed esclusiva, che non è ancora riuscita a fare pace con se stessa e molto meno è riuscito a maturare in un vero spirito repubblicano e pratica della democrazia.
Lettera dal Brasile